La nascita di un bambino con problemi della vista è per i genitori un momento molto difficile da affrontare. Siamo nati con gli occhi non solo per vedere, ma anche per relazionarci con gli altri e la mancanza di contatto visivo pone subito il problema ai genitori di come fare per entrare e rimanere in contatto con il bambino.
La mamma quando allatta il piccolo si trova ad essere in contatto diretto con lui/lei e la relazione si sviluppa attraverso tutti i sensi. Trovarsi a guardare gli occhi del proprio bambino sapendo che non possono vederla, genera ansia e depressione, facendola sentire incerta sull’efficacia della comunicazione con il figlio che non può vedere le espressioni del suo visto e la mimica del suo corpo: in che modo potrà essere sicura che il suo bambino sappia quanto lo ama? Si sa, l’innamoramento parte dal “guardarsi occhi negli occhi” ma con un bambino che non vede, o vede poco, questa strada non è percorribile. Rimangono comunque aperte altre strategie di comunicazione ugualmente efficaci, come il contatto tattile della madre che tocca il corpo del bambino e le mani del bambino che vengono guidate ad esplorare il volto della madre e poi la voce, gli odori, i sapori. I quattro sensi possono essere educati a riconoscere la realtà in modo da sostituire la funzione svolta dalla vista e permettere così al bambino di costruire una sua rappresentazione mentale del mondo.
Andare per il mondo da non vedente.
Questa affermazione spaventa i genitori dei non vedenti che si chiedono SE e COME il loro figlio o figlia possa muoversi in un mondo fatto per chi ci vede. La mobilità è infatti una delle grandi conquiste di un non vedente e s’impara da piccoli per poi affinarsi con l’esperienza. E questa esperienza arriva con la possibilità di imparare, sperimentandosi per “prove ed errori”, in un contesto protetto, ma non troppo.
Quando esistevano le scuole speciali, spesso residenziali, i ragazzi venivano resi autonomi dalle necessità della vita comunitaria. Ora la vita in famiglia ha migliorato moltissimo le condizioni di stimolazione sensoriale e ampliato le possibilità relazionali con la frequenza delle scuole pubbliche, ma la costante presenza di un adulto a fianco del ragazzo, ne ha ridotto l’autonomia di mobilità e pure quella emotiva.
In questo spezzone preso dal film “ Ray “ (2004) è ben rappresentato come la madre capisca che la realtà del figlio è quella che si sta svolgendo sotto i suoi occhi e che il figlio deve imparare a vivere con la sua nuova condizione di non vedente, unica strada per essere veramente libero.
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